Stile cognitivo
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Definizione
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Da
alcune ricerche sugli stili cognitivi
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Stili
di apprendimento e stili cognitivi
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La
forma mentis
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Il
pensiero convergente e il pensiero divergente
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I
fattori del pensiero divergente
Per
"stile cognitivo" si intendono le differenze individuali durature
ed interamente coerenti nell'organizzazione e nel funzionamento cognitivo. Il
termine si riferisce sia alle differenze individuali nei principi generali
dell'organizzazione cognitiva (agli aspetti della semplificazione e della
coerenza), sia alle varie tendenze soggettive, internamente coerenti, quali
l'intolleranza all'ambiguità, la memoria per un particolare tipo di esperienze che non si riferiscono al funzionamento
cognitivo umano generale. Riflette differenze di personalità e differenze genetiche ed esperienziali nelle capacità e nel
funzionamento cognitivo; e, di fatto, opera una mediazione tra motivazione ed
emozione, da un lato, e cognizione, dall'altro. Tuttavia, una seria carenza metodologica, comune a molte ricerche in questo
campo, è il fatto che la generalità di funzione, all'interno del compito e tra
i compiti, delle misure che usano per lo stile cognitivo, le sue determinanti e
le sue conseguenze funzionali, non è stata adeguatamente individuata. E' da
discutere, quindi, se queste misure siano davvero
indicative di tratti cognitivi stabili e generalizzati.
Molte variabili dello stile cognitivo
riflettono differenze individuali rispetto a talune proprietà o caratteristiche
generali dell'organizzazione e del funzionamento cognitivo che caratterizzano
gli esseri umani, quali l'immagazzinamento delle informazioni e i vari
processi. Tali tendenze si verificano lungo le stesse
linee e si applicano a tutti gli individui a tutte le età, ma in particolari
persone sono marcatamente più o meno accentuate. Tra le varie caratteristiche
generali dell'organizzazione e del funzionamento cognitivo, già considerato in
questo volume, sono:
a) la tendenza a seguire il principio
della differenziazione progressiva, nell'acquisizione che il discente fa di
settori conoscitivi completamente nuovi, o di nuove componenti
di settori già familiari,
b) la tendenza al riduzionismo o alla
semplificazione, allo scopo di alleggerire il peso delle cose da conoscere,
che si manifesta nei processi di astrazione,
formazione di concetti, categorizzazione, generalizzazione e assimilazione
obliterativa;
c) la tendenza a
raggiungere una maggiore coerenza interna o congruenza di significato con la
struttura cognitiva, attraverso la dimenticanza selettiva o il fraintendimento
selettivo di nuove idee non familiari o contrastanti con i contenuti già presenti
nella struttura cognitiva.
Con l'espressione stile cognitivo,
peraltro usata spesso genericamente e in maniera tutt'altro che univoca, si intende una modalità di elaborazione dell'informazione
che si manifesta in compiti diversi e addirittura in settori diversi del
comportamento. Come il termine stile suggerisce, si tratta di caratteristiche
cognitive che sono globali, o perlomeno diffuse, nel
senso che si rilevano non solo nel funzionamento cognitivo dell'individuo, ma
anche nei suoi atteggiamenti, nei modi di rapportarsi agli altri o di reagire a
situazioni inconsuete, e così via: così, si parla di stile dipendente o
indipendente dal campo, riflessivo o impulsivo, convergente o divergente, ecc.,
con una varietà di denominazioni che non contribuisce certo a una
concettualizzazione unitaria.
Nella ricerca sugli stili di apprendimento si può individuare, pur nella diversità dei
nomi con cui gli stili vengono chiamati, una dimensione abbastanza frequente
che riguarda il livello superficiale o profondo dell'elaborazione del materiale
di apprendimento.
Da
alcune ricerche sugli stili cognitivi
Gli stili cognitivi: caratteristiche
individuali nell'approccio ai problemi? Diverse strategie di elaborazione,
categorizzazione, utilizzazione dell'informazione? Differenze cognitive,
motivazionali e di personalità.
da BRUNER: "schemi di presa di
decisioni" attraverso cui gli individui identificano i concetti.
da GARDNER: "principi di controllo
cognitivo" sono strutture psicologiche per adattarsi all'ambiente che
variano da individuo ad individuo.
Diversa
"articolazione del campo" (tendenza ad analizzare una situazione
complessa nelle sue parti o globalmente); diversa reazione ai "cambiamenti
delle stimolazioni" tendenza a livellarli o ad affiliarli); diversa
tolleranza a situazioni irreali; diversa ampiezza di categorie per classificare
gli oggetti.
da VITKIN: individui disposti su un
continuum che va da una maggior o minor "dipendenza dal campo":
1) individui
campo-dipendenti: percezione degli elementi solo come parti del tutto.
Soluzione dei problemi molto vincolata. Interesse e disponibilità verso i
rapporti interpersonali:
2) individui indipendenti:
più analitici, più liberi dai vincoli nel risolvere i problemi e più
impersonali nei rapporti umani.
HUNT: due diversi modi di elaborare l'informazione corrispondenti a due diversi modi di
utilizzare la memoria:
1)soggetti con alta abilità verbale che
utilizzano meglio la memoria a breve termine.
2)soggetti con alte capacità che
resistono di più alle interferenze nella memoria.
Stili di apprendimento e stili cognitivi
Gli stili di apprendimento
rappresentano le modalità preferenziali secondo cui i diversi individui
apprendono; i termini più specifici possono essere considerati come "la
predisposizione ad adottare una particolare strategia di apprendimento
indipendentemente dalle caratteristiche specifiche del compito". Quanto
alla strategia di apprendimento (concetto che a questo
punto diviene basilare per intendere quello di stile), questa sembra definibile
come un insieme di procedure utilizzabili per conseguire l'apprendimento.
Ad esempio la ricerca psicopedagogica
ha distinto, nell'apprendere a classificare, tra due strategie: una strategia olistica che procede per ipotesi generali e
caratterizza uno stile apprenditivo per comprensione, connotato da un
approccio complessivo al compito che si traduce nella tendenza a costruirsi uno
schema generale di questo; e una strategia seriale che si basa su ipotesi
circoscritte e qualifica uno stile apprenditivo per operazioni, segnato
dalla tendenza ad affrontare il compito passo passo, per segmenti limitati
successivi.
Analogamente, per quanto concerne
l'acquisizione dei concetti, ovvero la
scoperta-selezione dei tratti semantici pertinenti a definirli, si distingue
tra una strategia di esame simultaneo (in cui si trattano più ipotesi
contemporaneamente, decidendo quali eliminare e quali mantenere) e una
strategia di esame successivo in cui si controlla un'ipotesi alla volta.
Un concetto più ampio di quello di
stile di apprendimento - e che ingloba quest'ultimo come proprio aspetto particolare - è quello di
stile cognitivo, con il quale si intendono le modalità preferenziali con cui
gli individui elaborano l'informazione nel corso di compiti diversi.
Nel caso di compiti apprenditivi gli
stili cognitivi dell'individuo tendono a determinare la strategia che questi
adotterà per cercare di imparare (il suo stile di apprendimento),
ma avranno anche una influenza complessiva sul processo di acquisizione
dell'abilità perseguita e sulle probabilità che tale processo abbia successo in
relazione alle caratteristiche del compito.
La forma mentis
L'idea che l'intelligenza sia in realtà "plurale", ossia che vi siano più
forme di intelligenza, non è nuova nell'ambito delle teorie psicometriche.
Thurstone, ad esempio, aveva già da tempo individuato più abilità cognitive
generali non riconducibili ad un fattore unico. Tuttavia
sono innegabilmente nuove le formulazioni che di tale idea sono state date in
tempi relativamente recenti.
Asserendo che l'intelligenza è
"l'abilità in un medium culturale" e definendo il medium come un
"campo di attività esecutiva" (a partire da
quelli elaborati dalla cultura: il parlare, il contare, il disegnare, ecc.),
Olson ha dilatato in modo del tutto inedito la pluralità delle intelligenze e,
al tempo stesso, ha sottolineato il ruolo della mediazione culturale nello
sviluppo delle diverse forme di intelligenza, dal momento che i differenti
"campi di attività esecutiva" trovano collocazione e significato in
specifici contesti socio-antropologici (il che suggerisce anche la relatività
culturale del concetto di intelligenza: ogni cultura tende a sviluppare
maggiormente l'abilità in certi media piuttosto che in altri). Dal canto suo,
Gardner ha ipotizzato che la pluralità dell'intelligenza si sostanzi
in distinte formae mentis, in matrici
cognitive differenziate che si traducono in diverse attitudini intellettive. Vi
sarebbe cosi un'intelligenza linguistica,
un'intelligenza musicale, un'intelligenza spaziale, un'intelligenza
corporeo-cinestetica, ecc.
Da un certo punto di vista il
discorso di Gardner, è affine a quello della pluralità degli stili cognitivi
rispetto alla preferenza per i sistemi di rappresentazione
simbolico-verbale, iconica, anestetica. Tuttavia la
specificità della sua prospettiva è evidenziabile inquadrandola nella cornice
culturalista tracciata da Olson.
La scuola non coltiva lo sviluppo
delle intelligenze in modo puramente formale: bensì lo stimola promuovendo
l'abilità rispetto a media culturali ben definiti e strutturati:
le discipline scolastiche. Da questo punto di visti ogni disciplina è
portatrice di una propria forma mentis e induce un
certo tipo di mentalità attraverso un training prolungato: la mentalità storica
(da storico), la mentalità matematica (da matematico), la mentalità letteraria
(da letterato) ecc.
Il pensiero
convergente e il pensiero divergente
Guilfort ha innanzi tutto distinto il
"pensiero convergente" dal "pensiero
divergente". Il pensiero convergente - che tende ad identificarsi con il
pensiero logico, già studiato dai precedenti fattorialisti - viene
attivato nelle situazioni che permettono un'unica risposta pertinente. Esso,
quindi, rimane circoscritta entro i confini del problema e segue le linee
interne al problema stesso, aspettando o utilizzando regole già definite e
codificate. Esso, è caratterizzato dalla ripetizione del già appreso e dall'attivato
nelle vecchie risposte a situazioni nuove in moto più o meno
meccanico. Il pensiero divergente - il quale comprende in se le
componenti cognitivi e della creatività è invece attivato nelle
situazioni che permettono più vie di uscita o di sviluppo. Esso pertanto va al di là di ciò che è contenuto nella situazione di
partenza, supera la chiusura dei dati del problema, esplora varie direzioni e
produce qualcosa di nuovo e di diverso.
I fattori del pensiero divergente
Secondo Guilford, i principali aspetti che contraddistinguono il pensiero creativo sono
fluidità, flessibilità, originalità, elaborazione, valutazione.
Per fluidità si intende
la capacità di produrre tante idee, senza riferimento alla loro qualità o
adeguatezza ai fini della soluzione del problema o del miglioramento della
situazione. Tale capacità risiede nella ricchezza e varietà del flusso di
pensiero che viene suscitato da una situazione
problemica. Quanto più abbondante è il numero di ipotesi,
ricordi o fantasie che viene prodotto, tanto maggiore è la possibilità che uno
di questi elementi cognitivi possa risultare utile per risolvere il problema.
La flessibilità indica invece la
capacità, nel corso del flusso di pensiero, di cambiare strategia ideativa, cioè di passare da una successione o catena di idee a
un'altra, da un'impostazione o schema ad un altro, da una categoria di elementi
a un'altra, ossia la capacità di risolvere vari compiti ognuno dei quali
richiede una diversa strategia solutoria.
L'originalità consiste nella capacità
di trovare risposte insolite o uniche, cioè risposte
cui in genere le altre persone non pervengono o risposte che in un campione di
soggetti vengono fornite da un solo individuo. Occorre tener presente che
l'originalità di una data risposta muta a seconda del
contesto culturale in cui ci si trova.